Microplastiche nel pesce: una ricerca del Quex Institute fa chiarezza
Ciò di cui parleremo oggi, cari lettori, non vi piacerà affatto. Infatti, dobbiamo assolutamente intraprendere un discorso molto serio su quelle che sono le microplastiche e su come queste stiano distruggendo l’ecosistema e in questo noi non siamo esclusi. Ci vorrebbero pagine e pagine di infiniti libri per spiegare quanto grande sia il problema dell’inquinamento da microplastiche. Quindi, oggi, ci concentreremo semplicemente, si fa per dire, su quelle contenute nel pesce e in questo ambito fa chiarezza uno studio condotto dal Quex Institute, una progetto figlio di una partnership tra gli atenei di Exeter e del Queensland.
Ormai, le microplastiche sono presenti in ogni dove a causa dell’inquinamento e del nostro comportamento. Quest’ultimo in particolar modo ha fatto sì che, ormai, trovassimo plastica ovunque. Il WWF stima, infatti, che noi esseri umani ingeriamo ogni settimana circa 5 microgrammi di plastica, con danni ancora infinitamente incalcolabili. Di questi 5 grammi almeno un decimo deriva dai crostacei.
Il team di ricerca, in questo caso, ha acquistato dieci ostriche, dieci gamberi, cinque granchi blu, dieci calamari e dieci sardine. Hanno portato tutti questi abitanti del mare in laboratorio ed hanno effettuato sulle parti edibili una tecnica di analisi di laboratorio chiamata pirolisi-gas cromatografia-spettrometria di massa. Grazie a questa tecnica è possibile evidenziare la presenza di piccolissime particelle di polistirene, polietilene, cloruro di polivinile, polipropilene, metil metacrilato.
I risultati del test hanno dimostrato la presenza di piccole particelle di plastica in ogni campione analizzato. Al primo posto troviamo le sardine con 2,9 microgrammi di plastica per ogni grammo di pesce. Seguono i granchi con 0,3, le ostriche, i gamberi e infine, i calamari. Quindi, mangiando un piatto di sardine di cento grammi possiamo ingerire fino a 30 microgrammi di plastica, circa di un chicco di riso.